In Italia, il rapporto tra i danni prodotti dai terremoti e l’energia rilasciata nel corso degli eventi è molto più alto rispetto a quello che si verifica normalmente in altri Paesi a elevata sismicità, come la California o il Giappone.

Questo è dovuto principalmente al fatto che l’Italia, pur essendo un Paese a moderato rischio sismico, ha un patrimonio edilizio particolarmente variegato e vulnerabile, in cui più di metà degli edifici attualmente esistenti non sono stati costruiti con criteri antisismici.

Nell’ambito delle attività di consulenza per la gestione delle emergenze correlate agli eventi naturali, Istituto Sicurezza e Qualità - ISQ - è da anni impegnato anche su questo tema, sia attraverso le valutazioni del rischio sismico ai fini del D.Lgs. 81/2008, sia sviluppando e aggiornando piani aziendali, erogando training specifici per docenti, consulenti e collaboratori. Attività che hanno basi nella ricerca.

Come quella recentemente commissionata da ISQ e curata da Giulia Bortot, ingegnere strutturista, partner di Architettura Strutturale Srl e di Istituto Sicurezza e Qualità Srl, che a tre anni di distanza da un’indagine precedente ha raccolto le best practice adottate nel mondo per la gestione delle emergenze sismiche e lo sviluppo di piani efficaci. Vediamone di seguito gli elementi più interessanti.

Le best practice nel mondo per la gestione del rischio sismico

La ricerca ha riguardato gli approcci di gestione dell’emergenza nei confronti della popolazione, gli strumenti a disposizione, manuali e linee guida adottate per gestire gli eventi sismici nell’ambito industriale, strumenti di rilevazione e come rendere efficaci le esercitazioni.

Un lavoro che offre spunti utili di riflessione sulle metodologie e sugli approcci più efficaci per la pianificazione e la gestione del rischio sismico, adatti a ogni attività, non necessariamente per le sole realtà produttive.

Dall’indagine emerge come Stati Uniti e Giappone restino in prima fila nello sviluppo delle best practice per affrontare gli eventi sismici, con modelli di gestione dell'emergenza a cui si ispirano molti altri Paesi, tra cui anche l’Italia.

Storicamente le due nazioni hanno portato avanti due modelli di gestione differenti, individualista/famigliare quello americano e invece collettivo quello giapponese; negli ultimi documenti sviluppati, pur permanendo la presenza e l’importanza dei centri di accoglienza post evento, anche il sistema giapponese dà indicazioni per una gestione del post emergenza nella singola famiglia.

Restano fondamentali per entrambi le fasi di preparazione all’evento, inclusi piani e supply kit famigliari, con relative esercitazioni. Interessante il caso del Messico, che pur avendo un sistema di Earthquake Early Warning tra i più sviluppati al mondo non ha invece procedure scritte su cosa fare a seguito del ricevimento dell'allerta.

Nelle esercitazioni scolastiche, inoltre si prevede ancora l’abbandono dell’edificio e non la sequenza “drop, cover, hold on”. Considerando che mediamente l’allerta arriva 50 secondi prima delle scosse forti in Messico, la pratica funziona per edifici bassi (come appunto la maggior parte delle scuole in Messico), ma non risulta invece corretta per edifici aventi più piani o per edifici con assembramenti di persone, come stadi o chiese.

La tecnologia offre un contributo sempre più importante nell’emergenza sismica. È diventato significativo lo sviluppo di siti internet aggiornabili in tempo reale contenenti informazioni pratiche su cosa fare prima, durante e dopo l’evento sismico, che risultano molto più accessibili rispetto ai classici manuali. Si aggiunge la sempre più frequente creazione di app da installare sui cellulari collegate con i sistemi Eew (Earthquake Early Warning).

Lo sviluppo dei sistemi di Earthquake Early Warning (Eew)

Utilizzati in varie zone del mondo i sistemi Eew costituiscono un approccio promettente per affrontare gli eventi sismici, facendo scattare procedure automatiche come il rallentamento dei treni dell’alta velocità, il fermo dei processi industriali più critici, oltre ad allertare le popolazioni coinvolte.

A oggi esistono due diverse tipologie di Eew realizzate per operare a livello regionale oppure on-site. Nei Paesi tecnologicamente più avanzati, tra cui Taiwan, si stanno sempre più sviluppando sistemi di Eew ibridi che utilizzano entrambe le metodologie al fine di trarne il massimo vantaggio.

La ricerca dimostra inoltre come sia importante il coinvolgimento diretto dei governi e dei centri di ricerca universitari affinché sia possibile sviluppare sistemi di Earthquake Early Warning davvero efficaci.

I nuovi supporti per le esercitazioni e la business continuity

Per quanto riguarda le esercitazioni, le maggiori novità riguardano l’utilizzo dei simulatori e della realtà virtuale. Entrambi permettono di sperimentare cosa avviene durante un sisma, dalle scosse alla caduta di oggetti intorno a noi, e fare pratica del “Drop! Cover! Hold On!” in una situazione che, seppur simulata, risulta più vicina alla percezione reale nel momento del terremoto.

Un altro tema emergente riguarda la business continuity, ossia la capacità di una azienda di mantenere attive le sue funzioni critiche anche a seguito di una emergenza o di un evento catastrofico, impegno che, nel caso specifico del sisma, va oltre la sola salvaguardia della vita umana.

Nei paesi più avanzati e soggetti a eventi naturali di alta intensità, il tema della business continuity è oggetto delle più recenti campagne di sensibilizzazione, sia nell’ambito della produzione sia dei servizi, a prescindere dalle dimensioni aziendali.

È maturata la consapevolezza che solo l’implementazione diffusa dei piani di business continuity possa garantire la resilienza delle moderne filiere.